La tua azienda è pronta a convivere con la pandemia?
PandemiX consente al tuo business di operare in totale sicurezza, mitigando ogni rischio, rendendo i processi conformi alle normative e proteggendo le persone.
PandemiX consente al tuo business di operare in totale sicurezza, mitigando ogni rischio, rendendo i processi conformi alle normative e proteggendo le persone.
PandemiX consente al tuo business di operare in totale sicurezza, mitigando ogni rischio, rendendo i processi conformi alle normative e proteggendo le persone.
All’entrata in azienda è necessario rendere evidenti ai dipendenti le informative previste dal protocollo di sicurezza negli ambienti lavorativi del 24 aprile 2020. Inserisci la tua mail e scarica i modelli obbligatori da appendere.
Covid-19 è la prima pandemia che ha costretto le aziende a cambiare radicalmente il proprio modo di operare
Interruzione per un lungo periodo della continuità operativa
Obbligo del rispetto del distanziamento sociale
Incertezza sui flussi di cassa
Calo della domanda di mercato
Blocco del flusso nella supply chain
Inadeguatezza dei modelli di risk management
Sfiducia e paura tra i collaboratori
Appesantimento dei processi produttivi a causa dalle nuove normative
Il servizio che consente al tuo business di continuare ad operare in sicurezza, mitigando ogni rischio, rendendo i processi efficaci, efficienti e conformi alle normative, coinvolgendo e proteggendo le persone.
Step 1
PandemiX gap analysis è la fase di identificazione e misurazione che rileva i gap tra i processi e i comportamenti esistenti rispetto alla situazione ottimale, che permettono la continuità dell’attività in accordo con la normativa, mantenendone al contempo efficienza ed efficacia.
Step 2
PandemiX road map ti fornisce un piano d’azione articolato su 3 aree:
Step 3
Se lo vorrai, affiancheremo concretamente e praticamente, te e il tuo team, nella fase conclusiva di implementazione delle contromisure identificate con la road map.
APPLICAZIONI STANDARD
Clicca sulle immagini per ingrandirle.
Queste sono solo le indicazioni standard da rispettare all’interno dell’azienda, si tratta solo della punta dell’iceberg di un protocollo di sicurezza.
Pandemix ti supporta per adeguare la tua azienda alla normativa, intervenendo su processi, rischi e comportamenti, salvaguardando la sicurezza dei collaboratori ed evitandoti sanzioni ed azioni di responsabilità.
Queste sono solo le indicazioni standard da rispettare all’interno dell’azienda, si tratta solo della punta dell’iceberg di un protocollo di sicurezza.
Pandemix ti supporta per adeguare la tua azienda alla normativa, intervenendo su processi, rischi e comportamenti, salvaguardando la sicurezza dei collaboratori ed evitandoti sanzioni ed azioni di responsabilità.
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Sì. Esistono tecniche come SCRUM, che permettono di:
Esistono inoltre piattaforme informatiche (come Nosco) che snelliscono la gestione di tutte queste informazioni per analizzare meglio e prima, in modo da indirizzare i comportamenti.
Sì. Allontanare gli operatori fra loro significa generare sprechi. Tuttavia, partendo dalla mappatura del flusso di valore è possibile progettare il nuovo processo tenendo conto anche dei vincoli di distanza, in modo da minimizzare gli sprechi e mantenere il livello di produttività pre-emergenza.
Sì. Con la tecnica delle 5S, gli operatori lavorando in team, riescono ad eliminare ciò che non serve, mettere in ordine e pulire la propria postazione, monitorando periodicamente il livello di ordine e pulizia che viene mantenuto. Aggiungendo la sanificazione agli standard di pulizia, sarà più facile rendere il workplace uno spazio sicuro in cui lavorare.
Sì. Se il rischio è dato dal prodotto tra probabilità e impatto, la potenziale diffusione del virus all’interno dello stesso reparto/funzione creerebbe un enorme danno, perché bloccando una singola funzione (per esempio tutto l’ufficio acquisti), l’intero flusso di valore non può scorrere.
Le aziende organizzate per Value Stream, nel peggiore dei casi bloccano solo uno dei flussi di valore, continuando a generare valore negli altri. Inoltre potrebbero sostituire la figura mancante con la corrispettiva occupata in un altro flusso in via temporanea.
No. Prima di tutto è necessario pulire la superficie rimuovendo lo sporco. A questo scopo sono sufficienti i comuni detergenti per superfici.
Una volta pulita la superficie è possibile procedere con la sua sanificazione. Questa deve essere fatta con l’uso di ipoclorito di sodio 0,1%. Per le superfici che possono essere danneggiate dall’ipoclorito di sodio, utilizzare etanolo al 70%.
In seguito del DPCM 26 aprile 2020 sono specificate le misure per il contenimento dell’emergenza Covid-19 della cosiddetta “fase due”.
No. Se l’amministrazione pubblica o il datore di lavoro privato non può fornire la strumentazione necessaria, il lavoratore può comunque avvalersi dei propri supporti informatici per svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile.
Tuttavia, l’Amministrazione (o il datore di lavoro privato) è tenuta ad adottare ogni misura organizzativa e gestionale per assicurare lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in modalità agile.
Le imprese le cui attività non sono sospese devono rispettare i contenuti dei protocolli di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus covid-19 negli ambienti di lavoro riportate nel DPCM 26 APRILE 2020 all’allegato 6, all’allegato 7 per i cantieri e all’allegato 8 per il settore trasporto e logistica.
La mancata attuazione dei protocolli che non assicuri adeguati livelli di protezione determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
Il datore di lavoro dovrà dimostrare (ove richiesto) che le misure organizzative e di protezione sono adeguate, e vigilare sulla applicazione delle stesse da parte dei lavoratori. Poiché le mascherine non danno una sicurezza “totale”, non basta assolutamente che tutti i lavoratori siano stati dotati di mascherine e guanti, ma piuttosto dimostrare (tramite valutazione dei rischi) che tutte le misure per mantenere la distanza di sicurezza sono state adottate.
Quindi è necessario un aggiornamento specifico alla DVR che tenga conto del nuovo rischio.
Prevede la valutazione del rischio BIOLOGICO mirata sul tema virus che tenga in considerazione anche l’organizzazione del lavoro, in modo specifico la logistica dei lavoratori durante l’attività lavorativa.
Si, la formazione ed informazione dei lavoratori, in via generale verte sull’uso dei dispositivi di protezione individuale, sulle regole aziendali atte al contenimento del contagio, che ovviamente non sarà effettuata in aula, bensì utilizzando strumenti cartacei o digitali.
I metodi tradizionali e meno efficaci sono basati sul comando e controllo; se il rispetto degli standard di sicurezza è limitato a “dire” al collaboratore di non infrangere le regole o di minacciarlo di un richiamo la comunicazione sarà efficace nel breve periodo ma non suscita di solito un cambiamento duraturo.
Esistono metodi strutturati come il feedback comportamentale che mirano a aiutare i lavoratori a decidere da soli di rispettare le norme di sicurezza. I preposti dovrebbero conoscere questi strumenti.
La sicurezza non è basata solo su norme standard e dpi ma è fatta anche di comportamenti delle persone. Il rischio si può ridurre se si predispongono gli ambienti in modo da limitare i rischi e si forniscono i dpi ma sono i comportamenti e le abitudini delle persone a rendere una attività sicura oppure no.
Agire sui comportamenti abitudinari e quindi sulla loro somma che è cultura organizzativa, garantisce una sicurezza molto più elevata. I preposti devono essere in grado chiedere il perchè le persone agiscono certi comportamenti sbagliati e saper agire sulle diverse cause, al contrario se i preposti intercettano comportamenti virtuosi esistono modi per favorire la loro diffusione. Lo stile di leadership influenza la cultura della sicurezza, in particolare le reazioni critiche dei leader ai comprtamenti positivi e non, li influenzano nel futuro.
Ogni lavoratore ad ogni livello conosce la propria area meglio di qualunque altro, a volte non è però non è focalizzato nell’identificare e rimuovere i rischi ed i comportamenti potenzialmente pericolosi. Attraverso un preposto in grado di fare brevi ma frequenti cicli di coaching su questo punto i lavoratori diventano parte attiva e proattiva nell’agire in sicurezza e spesso come conseguenza gradita diventano parte attiva nel migliorare i processi in cui operano.
Il leader dovrebbe essere consapevole del proprio impatto quotidiano sui lavoratori per poter agire deliberatamente per creare le abitudini e quindi la cultura nei collaboratori di agire in sicurezza. Se il suo stile è comando e controllo otterrà piccole vittorie di breve termine.
Per riuscire ad ottenere persone attive in un sistema di sicurezza è necessario che il leader: rispetti i tempi e i modi di apprendimento, sia esempio del rispetto delle regole, sia fermo sui comportamenti fondamentali, e che sappia ascoltare le persone per identificare eventuali ostacoli e accelleratori nell’implementazione e nel miglioramento del sistema di sicurezza.
I tuoi processi sono conformi alla normativa? I tuoi collaboratori possono continuare a lavorare in sicurezza?
Se hai bisogno di maggiori informazioni, chiedi aiuto ad un nostro consulente.
Sì. Esistono tecniche come SCRUM, che permettono di:
Esistono inoltre piattaforme informatiche (come Nosco) che snelliscono la gestione di tutte queste informazioni per analizzare meglio e prima, in modo da indirizzare i comportamenti.
Sì.Allontanare gli operatori fra loro significa generare sprechi. Tuttavia, partendo dalla mappatura del flusso di valore è possibile progettare il nuovo processo tenendo conto anche dei vincoli di distanza, in modo da minimizzare gli sprechi e mantenere il livello di produttività pre-emergenza.
Sì. Con la tecnica delle 5S, gli operatori lavorando in team, riescono ad eliminare ciò che non serve, mettere in ordine e pulire la propria postazione, monitorando periodicamente il livello di ordine e pulizia che viene mantenuto. Aggiungendo la sanificazione agli standard di pulizia, sarà più facile rendere il workplace uno spazio sicuro in cui lavorare.
Sì. Se il rischio è dato dal prodotto tra probabilità e impatto, la potenziale diffusione del virus all’interno dello stesso reparto/funzione creerebbe un enorme danno, perché bloccando una singola funzione (per esempio tutto l’ufficio acquisti), l’intero flusso di valore non può scorrere.
Le aziende organizzate per Value Stream, nel peggiore dei casi bloccano solo uno dei flussi di valore, continuando a generare valore negli altri. Inoltre potrebbero sostituire la figura mancante con la corrispettiva occupata in un altro flusso in via temporanea.
No. Prima di tutto è necessario pulire la superficie rimuovendo lo sporco. A questo scopo sono sufficienti i comuni detergenti per superfici.
Una volta pulita la superficie è possibile procedere con la sua sanificazione. Questa deve essere fatta con l’uso di ipoclorito di sodio 0,1%. Per le superfici che possono essere danneggiate dall’ipoclorito di sodio, utilizzare etanolo al 70%.
In seguito del DPCM 26 aprile 2020 sono specificate le misure per il contenimento dell’emergenza Covid-19 della cosiddetta “fase due”.
No. Se l’amministrazione pubblica o il datore di lavoro privato non può fornire la strumentazione necessaria, il lavoratore può comunque avvalersi dei propri supporti informatici per svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile.
Tuttavia, l’Amministrazione (o il datore di lavoro privato) è tenuta ad adottare ogni misura organizzativa e gestionale per assicurare lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in modalità agile.
Le imprese le cui attività non sono sospese devono rispettare i contenuti dei protocolli di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus covid-19 negli ambienti di lavoro riportate nel DPCM 26 APRILE 2020 all’allegato 6, all’allegato 7 per i cantieri e all’allegato 8 per il settore trasporto e logistica.
La mancata attuazione dei protocolli che non assicuri adeguati livelli di protezione determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
Il datore di lavoro dovrà dimostrare (ove richiesto) che le misure organizzative e di protezione sono adeguate, e vigilare sulla applicazione delle stesse da parte dei lavoratori. Poiché le mascherine non danno una sicurezza “totale”, non basta assolutamente che tutti i lavoratori siano stati dotati di mascherine e guanti, ma piuttosto dimostrare (tramite valutazione dei rischi) che tutte le misure per mantenere la distanza di sicurezza sono state adottate.
Quindi è necessario un aggiornamento specifico alla DVR che tenga conto del nuovo rischio.
Prevede la valutazione del rischio BIOLOGICO mirata sul tema virus che tenga in considerazione anche l’organizzazione del lavoro, in modo specifico la logistica dei lavoratori durante l’attività lavorativa.
Si, la formazione ed informazione dei lavoratori, in via generale verte sull’uso dei dispositivi di protezione individuale, sulle regole aziendali atte al contenimento del contagio, che ovviamente non sarà effettuata in aula, bensì utilizzando strumenti cartacei o digitali.
I metodi tradizionali e meno efficaci sono basati sul comando e controllo; se il rispetto degli standard di sicurezza è limitato a “dire” al collaboratore di non infrangere le regole o di minacciarlo di un richiamo la comunicazione sarà efficace nel breve periodo ma non suscita di solito un cambiamento duraturo.
Esistono metodi strutturati come il feedback comportamentale che mirano a aiutare i lavoratori a decidere da soli di rispettare le norme di sicurezza. I preposti dovrebbero conoscere questi strumenti.
La sicurezza non è basata solo su norme standard e dpi ma è fatta anche di comportamenti delle persone. Il rischio si può ridurre se si predispongono gli ambienti in modo da limitare i rischi e si forniscono i dpi ma sono i comportamenti e le abitudini delle persone a rendere una attività sicura oppure no.
Agire sui comportamenti abitudinari e quindi sulla loro somma che è cultura organizzativa, garantisce una sicurezza molto più elevata. I preposti devono essere in grado chiedere il perchè le persone agiscono certi comportamenti sbagliati e saper agire sulle diverse cause, al contrario se i preposti intercettano comportamenti virtuosi esistono modi per favorire la loro diffusione. Lo stile di leadership influenza la cultura della sicurezza, in particolare le reazioni critiche dei leader ai comprtamenti positivi e non, li influenzano nel futuro.
Ogni lavoratore ad ogni livello conosce la propria area meglio di qualunque altro, a volte non è però non è focalizzato nell’identificare e rimuovere i rischi ed i comportamenti potenzialmente pericolosi. Attraverso un preposto in grado di fare brevi ma frequenti cicli di coaching su questo punto i lavoratori diventano parte attiva e proattiva nell’agire in sicurezza e spesso come conseguenza gradita diventano parte attiva nel migliorare i processi in cui operano.
Il leader dovrebbe essere consapevole del proprio impatto quotidiano sui lavoratori per poter agire deliberatamente per creare le abitudini e quindi la cultura nei collaboratori di agire in sicurezza. Se il suo stile è comando e controllo otterrà piccole vittorie di breve termine.
Per riuscire ad ottenere persone attive in un sistema di sicurezza è necessario che il leader: rispetti i tempi e i modi di apprendimento, sia esempio del rispetto delle regole, sia fermo sui comportamenti fondamentali, e che sappia ascoltare le persone per identificare eventuali ostacoli e accelleratori nell’implementazione e nel miglioramento del sistema di sicurezza.
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